Occhio al ricambio!!
E’ ormai di qualche settimana la notizia del blocco del canale di Suez a seguito degli ultimi attacchi dell’esercito ribelle yemenita degli Houthi.
Conseguenza ne è che i principali vettori marittimi internazionali hanno modificato le loro rotte che prevedevano il passaggio attraverso il Canale di Suez, dirottando le navi verso il Capo di Buona Speranza. Questo per evitare la rotta del Mar Rosso e garantire la sicurezza dell’equipaggio e delle merci.
Ben il 40% del import-export italiano passa dal Canale di Suez.
Quali saranno le principali conseguenze?
- Il tempo di transito verso il Mediterraneo e il Mar Nero subirà un aumento
- La disponibilità degli equipment nei porti in origine diminuirà a causa dell’aumento dei tempi di transito
- L’aumento del costo del carburante (a causa del transito più lungo) e dei costi assicurativi
- Ulteriori aumenti dei noli mare (PSS/GRI) da parte delle principali compagnie marittime;
- Possibile aumento del traffico aereo e ferroviario per far fronte alle richieste di approvvigionamento delle materie prime.
Questa situazione sta influenzando significativamente molti settori economici fra cui quello dell’automotive. L’allungamento dei tempi di consegna ha generato ripercussioni importanti, con impatti rilevanti sulle catene di approvvigionamento e sulla produzione delle principali case automobilistiche.
La crisi nel canale di Suez sta determinando un effetto domino nel settore delle auto, attraverso ritardi nelle consegne, carenza di pezzi di ricambio e aumento di furti di vetture nelle città.
La denuncia arriva da Federcarrozzieri - l'associazione delle autocarrozzerie italiane - che segnala crescenti difficoltà per le imprese del settore e disagi per i cittadini.
"Numerose componenti delle automobili oggi in circolazione, infatti, viaggiano su nave e non possono essere sostituiti da pezzi prodotti negli stabilimenti europei".
Se la situazione non tornerà in breve tempo alla normalità vedremo un’impennata dei costi degli autoricambi come effetto di una domanda enormemente superiore all'offerta e, conseguentemente, a riparazioni sempre più costose e lunghe.
Oltre a tutto ciò va considerata la questione dei furti su commissione: in questi giorni sempre più automobili arrivano nelle autocarrozzerie depredate di pezzi come parafanghi, marmitte, specchietti, fanali, e altre componenti essenziali.
Questo fenomeno è già stato osservato nel 2022, a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina e della conseguente crisi nell’industria automobilistica.
Quanto descritto pone, ancora una volta, sotto i riflettori il tema della protezione dell’auto, al fine di non trovarsi nella spiacevole situazione di vedere la propria vettura depredata di importanti componenti entrati a far par parte dei “desiderata” di ladri e ricettatori con un prevedibile “fermo auto” a tempo indefinito ed un costo di riparazione che potrebbe lievitare alle stelle.
Prevenire è meglio che curare. Il leitmotiv più che mai calzante in questo frangente di crisi.
Conseguenza ne è che i principali vettori marittimi internazionali hanno modificato le loro rotte che prevedevano il passaggio attraverso il Canale di Suez, dirottando le navi verso il Capo di Buona Speranza. Questo per evitare la rotta del Mar Rosso e garantire la sicurezza dell’equipaggio e delle merci.
Ben il 40% del import-export italiano passa dal Canale di Suez.
Quali saranno le principali conseguenze?
- Il tempo di transito verso il Mediterraneo e il Mar Nero subirà un aumento
- La disponibilità degli equipment nei porti in origine diminuirà a causa dell’aumento dei tempi di transito
- L’aumento del costo del carburante (a causa del transito più lungo) e dei costi assicurativi
- Ulteriori aumenti dei noli mare (PSS/GRI) da parte delle principali compagnie marittime;
- Possibile aumento del traffico aereo e ferroviario per far fronte alle richieste di approvvigionamento delle materie prime.
Questa situazione sta influenzando significativamente molti settori economici fra cui quello dell’automotive. L’allungamento dei tempi di consegna ha generato ripercussioni importanti, con impatti rilevanti sulle catene di approvvigionamento e sulla produzione delle principali case automobilistiche.
La crisi nel canale di Suez sta determinando un effetto domino nel settore delle auto, attraverso ritardi nelle consegne, carenza di pezzi di ricambio e aumento di furti di vetture nelle città.
La denuncia arriva da Federcarrozzieri - l'associazione delle autocarrozzerie italiane - che segnala crescenti difficoltà per le imprese del settore e disagi per i cittadini.
"Numerose componenti delle automobili oggi in circolazione, infatti, viaggiano su nave e non possono essere sostituiti da pezzi prodotti negli stabilimenti europei".
Se la situazione non tornerà in breve tempo alla normalità vedremo un’impennata dei costi degli autoricambi come effetto di una domanda enormemente superiore all'offerta e, conseguentemente, a riparazioni sempre più costose e lunghe.
Oltre a tutto ciò va considerata la questione dei furti su commissione: in questi giorni sempre più automobili arrivano nelle autocarrozzerie depredate di pezzi come parafanghi, marmitte, specchietti, fanali, e altre componenti essenziali.
Questo fenomeno è già stato osservato nel 2022, a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina e della conseguente crisi nell’industria automobilistica.
Quanto descritto pone, ancora una volta, sotto i riflettori il tema della protezione dell’auto, al fine di non trovarsi nella spiacevole situazione di vedere la propria vettura depredata di importanti componenti entrati a far par parte dei “desiderata” di ladri e ricettatori con un prevedibile “fermo auto” a tempo indefinito ed un costo di riparazione che potrebbe lievitare alle stelle.
Prevenire è meglio che curare. Il leitmotiv più che mai calzante in questo frangente di crisi.